venerdì 19 novembre 2010

Io a te ti faccio male.

Quando si raggiunge una certa età sembra quasi di tornare ragazzi. Cedimenti fisiologici a parte.

I capelli mossi e un caschetto che in Italia non mette nessuno, se si escludono i ciclisti della domenica. Alle caviglie quei catarinfrangenti che alle scuole medie ti facevi esplodere ai polsi, prima dritti poi ritorti. Dai cilindri di tela genovese fuoriescono due camperos che è un peccato vedere sotto le luci dei lampioni. Perdersi e ritrovarsi negli intarsi in pelle blu. Dentoni da bunny in un sorriso perfetto, si ferma accanto a me ad ogni semaforo, mi guarda e ride. Come sono buffi i tuoi capelli, mima con le mani. Ride ogni volta che sorpasso la sua bicicletta fiammante. Poi mi passa lei, mette la freccia. "I have to go home now", dice e sembra quasi invitarmi a seguirla.
Lei però gira su via Francesco Massi e solo al pensiero mi casca un polmone.

Bella mia, Marlboro in bicicletta, ti pago tutta.
Altro che oro.

mercoledì 17 novembre 2010

Quadri giusti e cani sbagliati.

L'idea fondamentale che sta dietro al blog è quella di una narrazione in divenire, non so se è chiaro. Una serie di eventi che segue un'altra serie di eventi.

Quello che faccio quando salgo sul tram è guardarmi intorno. Scelgo subito vicino a chi sedere, se ci sono posti liberi. Oppure a chi "appoggiarmi", se devo rimanere in piedi. Sopra e sotto anche quattro o cinque volte, solo il pomeriggio. Da quando mi hanno staccato la connessione a casa faccio così. Niente più internet, niente più televisione. Ho deciso di vivere nel mondo reale, ma sempre passivamente. Da guardone virtuale a spione vero. Rubo pure la posta ai miei vicini di casa. E se trovo un portone aperto, in qualche altro condominio, la rubo pure lì.